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E-commerce, un terzo delle Pmi vende online
INTERNET. Secondo un'indagine di Confesercenti la crisi spinge verso l'utilizzo dei nuovi media. Il 62% delle imprese si affida ai portali. Turismo, ristoranti e hotel i settori più rappresentati. Ma c'è anche l'alimentare (19%) La crisi spinge l'e-commerce, canale innovativo di vendita dai costi aziendali ridotti: un terreno ad oggi ancora poco esplorato, ma con grandi potenzialità di crescita sia per le grandi che per le piccole imprese. Secondo un'indagine del Centro Studi Confesercenti Verona, un terzo delle Pmi veronesi utilizza anche lo strumento della vendita online: nella maggior parte dei casi (62%) gli imprenditori si affidano a portali di e-commerce come eBay o Redcoon, mentre il 38% delle aziende ha un proprio sito internet. Sul totale degli intervistati solo il 12%, invece, ha sperimentato la vendita promozionale istantanea, utilizzando portali come Privalia, Groupon eccetera. Ma quali sono i settori che più hanno puntato sull'e-commerce? Inevitabilmente al primo posto si colloca il turismo dove - secondo l'indagine di Confesercenti - la quasi totalità degli intervistati ha confermato di utilizzare il web: le agenzie di viaggio, i ristoranti e gli alberghi già da qualche anno hanno attivato il servizio di prenotazione di camere, servizi e viaggi online e lo ritengono uno strumento indispensabile per stare sul mercato. Tra le altre Pmi veronesi che utilizzano l'e-commerce sorprende che il 19% rappresenti l'alimentare, mentre sono in linea con le medie nazionali il 28% dell'abbigliamento, il 23% dell'elettronica di consumo, il 18% dei servizi, il 9% del multiprodotto e il 3% del settore bellezza e cosmesi. NUOVE SOLUZIONI. «Siamo in un periodo storico in cui le imprese devono necessariamente trovare nuove soluzioni per sopravvivere e il web per molti può essere una buona opportunità», è il commento di Alessandro Torluccio, direttore gruppo giovani Confesercenti e responsabile del settore new media. «Siamo ancora all'inizio, ma le imprese più giovani sfruttano abitualmente canali di vendita online, soprattutto nel settore alimentare: forse Verona, visti i dati nazionali, è una sorta di mosca bianca». Se Verona si posiziona meglio rispetto alla media delle altre province italiane, comunque il tragitto da compiere è ancora lungo, come spiega Andrea Spedale, presidente nazionale dell'Associazione italiana commercio elettronico (Aicel). «La rete è la più grande vetrina che possa esistere, oltre a essere democratica e competitiva, per cui se offro un prodotto di qualità le mie chance di poterlo vendere aumentano in maniera considerevole», sostiene Spedale. «I dati della città di Verona sono confortanti per il settore che rappresento, ma la situazione italiana è comunque arretrata rispetto al resto dell'Europa. Forse i nostri imprenditori devono superare il concetto che l'e-commerce sia un concorrente del commercio tradizionale; e iniziare a vedere i due canali di vendita come complementari, destinati a target diversi, ma che se utilizzati insieme possono dare grandi risultati». CONFCOMMERCIO. Secondo Giorgio Sartori, direttore generale di Confcommercio, è necessario guardare sia alle opportunità, sia alle insidie che si nascondono nel web. «Se per il turismo questo strumento è ormai consolidato e, anzi, rischia di rubare marginalità agli albergatori, nel commercio sta muovendo ancora i suoi primi passi», commenta Sartori. «Sicuramente nei prossimi anni ci sarà un'esplosione di questo fenomeno, che dovremo cercare di abbracciare a livello sociale e normativo, individuandone le criticità». Secondo Sartori, è fondamentale che i piccoli imprenditori partano con il piede giusto. «È importante non tradire la qualità attesa del consumatore», sostiene il direttore generale di Confcommercio. «Ma in generale lo sviluppo dell'e-commerce dipenderà dalla politica dei trasporti e dalle tariffe fiscali applicate: un buon prodotto, infatti, rischia di perdere la propria competitività a causa di un sistema infrastrutturale lento e costoso». Manuela Trevisani
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